mercoledì 29 febbraio 2012

COMMENTO DI GIANLUCAMAT (aNobii)


Che dire, anche stavolta un giallo di Alessandro Bastasi mi ha tenuto incollato in poltrona a divorarne le ultime pagine; mai scontata, la trama è piuttosto intrecciata ma tenuta insieme da un unico filo conduttore che racchiude temi di grande attualità.
Detto questo, non credo che il romanzo si limiti ai confini del giallo: l'attenta analisi dei personaggi, dei luoghi comuni, la denuncia di un perbenismo così finto che malcela la sua natura razzista, lo pongono a mio avviso in una categoria ben più ampia di opere letterarie, regalando al lettore quel "qualcosa in più" che aiuta a riflettere.

venerdì 24 febbraio 2012

Una recensione di Marco Proietti Mancini

In “Città Contro”, Alessandro Bastasi usa parole sgradevoli, le associa in frasi che non tolgono nulla alla crudezza, alla fastidiosità di certi termini. Sono parole scomode. Ma sono le parole giuste per descrivere e per far capire quello che Alessandro Bastasi vuole raccontare.
Quindi le parole, tutto il romanzo di Alessandro Bastasi, diventa duro, duro come le vite che ci sono dentro, ma mai fastidioso, perchè altrimenti vorrebbe dire che noi che lo leggiamo siamo tanto ipocriti da considerare fastidioso vivere, vedendoci rappresentati e riprodotti nel libro di Alessandro (tranquilli, ci siamo tutti, ma proprio tutti, senza esclusioni di età, di ceto, di categoria).
Intendiamoci, c’è un altro motivo, squisitamente stilistico e tecnico, per cui il romanzo di Alessandro, pur essendo tutte le cose ho scritto, duro, sgradevole, scomodo, crudo, non diventa mai fastidioso; perchè Alessando non esagera mai, non indulge in istrionerie e iperboli narrative. Non c’è mai compiacimento, gratuità, nella scelta dei suoi termini, nè che sia per descrivere una morte orrenda, nè che sia per descrivere una scena di sesso.
La verità è istantanea, è evidente e non ha bisogno di esagerazioni, Alessandro si limita a raccontarcela, a rappresentarcela dal di dentro e dal di fuori, così com’è; quando si sceglie di raccontare storie sgradevoli, non lo si può fare usando il pennellino ed i colori pastello, con sfumature acquarellate. Il sangue è rosso, caldo, le ossa che si frantumano fanno rumore, un cazzo è un cazzo, non è un pene. Però si può evitare di usare aggettivi che enfatizzino il colore del sangue, il rumore delle ossa, la forma di un cazzo, si può evitare di compiacersi di ciò che si racconta, rendendosi in qualche modo complici di un pessimo gusto dell’orrido, usando ampificatori che servono solo a alimentare la morbosità di chi gode solo nelle esagerazioni. Alessandro sa usare la misura necessaria per raccontare la verità senza nessun compiacimento.
I personaggi del romanzo di Alessandro Bastasi sono tutti, nessuno escluso, degli sconfitti; i protagonisti “positivi” hanno dentro una vena di delusione della vita, non sono stati capaci di continuare a lottare in ciò in cui credevano, si sono arresi alla fatalità delle scelte obbligate e delle convenzioni, si sono impigriti, adagiati su convenzioni e formalismi. Hanno dentro conflitti irrisolti, con le loro famiglie e con la società, con il loro lavoro, con chi li comanda. Hanno perso verso loro stessi.
Se sono così i personaggi positivi, figurarsi come sono narrati i personaggi negativi, i potenti e gli arroganti, i cattivi. Quelli che alla fine di un romanzo a lieto fine dovrebbero perdere, e qui forse succede, ma solo in una sconfitta temporanea, i cattivi spariscono per essere rimpiazzati da qualcuno più cattivo, più forte di loro.
In mezzo a questa non-lotta tra buoni e cattivi ci sono gli immigrati, i clandestini, i senza storia che si adattano, che lottano per riuscire a mantenere almeno un’ombra delle loro tradizioni, della loro cultura. Il libro di Alessandro Bastasi mi ha fatto vedere le cose sotto un altro punto di vista, mi ha fatto capire perchè per un mussulmano è così importante pregare, usare il velo per le donne, non cedere alla tentazione di mangiare maiale; non è un fatto di forma, non è rigidità, è che quelle e poche altre sono le poche cose che gli sono concesse per continuare, in qualche modo, a sentire ancora di essere, di avere una identità propria.
Un romanzo che mi conferma ancora che la divisione in “generi” della letteratura è una aberrazione; mi ero preparato a leggere un “giallo”. Si, ci sono degli omicidi, ci sono indagini, ci sono meccanismi di concatenazione che sono quelli di un giallo. Ma sono solo un pretesto, un plot narrativo per collegare con un filo logico delle pagine che avrebbero avuto ugualmente senso anche senza morti, indagini, colpevoli.
Come sempre una mia opinione su un romanzo che non svela nulla, non ho scritto neanche un nome di personaggio, neanche un accenno di trama. Abbiate pazienza (e poi, mica vi pagano o vi obbligano, per leggere le mie non-recensioni!), ma io quelli che vi svelano le “trame” di romanzi o film non li sopporto proprio. Una critica? Si vede che Alessandro, per vivere e portarsi a casa uno stipendio deve fare altro. C’è comunque, in alcune delle sue frasi, qui e lì, un’ombra appena accennata come di ingenuità. Ma poi, in fondo, chi dice che questo sia un limite o un difetto? Meglio una storia vera, sia pure con qualche “cribbio” di troppo, che uno dei tanti libro-prodotto industriale, figlio di un marketing editoriale ed omologato, come ormai se ne trovano tanti.

martedì 21 febbraio 2012

Recensione di CRITICA LETTERARIA

http://www.criticaletteraria.org/2012/02/il-noir-di-denuncia-di-alessandro.html

Città contro
di Alessandro Bastasi
Eclissi Editore, 2011

Racconta di immigrati, clandestini, imprenditori senza scrupoli, intrallazzi criminali e politici Città contro (Eclissi Editore, 2011) di Alessandro Bastasi. Ma non è un saggio di denuncia, è un bel romanzo noir, un noir sociale - come lo definirebbero i più aggiornati - in cui il professore in pensione Alberto Santini torna sua malgrado ad improvvsarsi detective. E si trova coinvolto in una vicenda che oltre ad investire affetti e congiunti, scardina e mette in crisi un bel po' delle sue convinzioni, che fino a quel momento credeva inataccabili. Ambientato in una provincia veneta intrisa di falso perbenismo e razzismo più o meno latente, ipocrisia , diffindenza e intolleranza nei confronti di chi arriva da altre latitudini o ha la pelle più scura, Città contro coraggiosamente dipinge uno scenario tristemente attuale: un campo di immigrati gestito da un'organizzazione religiosa con qualche ombra alle spalle, e che fa gola alla criminalità organizzata nonché a politici trafficoni. Una polveriera che esplode a causa di due delitti poco chiari, che coinvolgono personalmente Alberto, impegnato come volontario del campo assieme alla moglie. Ma gli omicidi rivelano delitti altrettanto odiosi legati al sesso, alla sperimentazione medica, alla schiavitù. Un pozzo profondo e angosciante  che scoperchiato rischia di mandare a ferro e fuoco una città. Alberto cerca di dare delle risposte e restituire anche solo un po' di dignità e giustizia a chi la merita, ma l'indagine è difficle e si rivela pure molto rischiosa per lui e per la coraggiosa moglie che gli resta accanto nei momenti più difficili. Un romanzo duro e tristemente attuale, che racconta esattamente le cose come stanno senza censure e sconti per nessuno.

Recensione di Carla Casazza

giovedì 9 febbraio 2012

Commento di Cristina Orlandi - Officine Wort

Dopo "La gabbia criminale", Alessandro Bastasi ripropone un altro romanzo corale, la cui vera protagonista è la città di Treviso.
Città intesa come grande comunità, con i suoi molteplici aspetti, le sue regole non scritte, le sue incertezze e contraddizioni.
Tornano Giovanna e Alberto Sartini, i due fratelli hanno vissuto e sono invecchiati con il peso di un terribile segreto: così terribile da segnare per sempre il loro destino, così segreto che loro stessi ne sono venuti a conoscenza solo in età avanzata. Entrambi sono riusciti, a fatica, a trovare la loro dimensione. Ma è quasi impossibile mantenere una relativa tranquillità, quando si vive in un contesto ostile, pieno di pregiudizi e attento più all'apparenza che alla sostanza.
Giovanna, quasi a volersi riscattare da un passato di donna gretta, bigotta, dalla mentalità chiusa, decide di prestare opera di volontariato presso un'associazione che aiuta l'integrazione di cittadini extra-comunitari.
Giovanna elargisce anche ingenti donazioni in denaro a favore di questa associazione, la quale la investe di incarichi di responsabilità sempre maggiore. Giovanna  toccherà quindi con mano le varie sfaccettature di questa realtà sociale, in cui si scontrano solidarietà e paura, carità ed egoismo, integrazione e sfruttamento.
E, ancora una volta, come già visto in "la gabbia criminale", sembra prevalere il protocollo imposto dalla cosiddetta società benpensante, ancorata ad assurde convinzioni e diffidente di tutto quello che sembra "nuovo" o "diverso". Sarà possibile ottenere un minimo di giustizia o, ancora una volta, la giustizia sarà solo il riflesso di atavici pregiudizi?
Cristina Orlandi


http://www.officinewort.it/libri/citta-contro-di-alessandro-bastasi