mercoledì 28 dicembre 2011

Don Aldo Danieli

Durante le presentazioni di "Città contro" molti mi chiedono se i personaggi del romanzo abbiano dei corrispondenti reali. Per almeno uno di essi posso confermare, è stato don Aldo Danieli, parroco di Ponzano Veneto, a ispirarmi il personaggio di don Vittorio Ruffini. Di questo parroco ha detto il pro-sindaco di Treviso Gentilini (vedi http://lmarchesiniblog.ilcannocchiale.it/?TAG=madonna): "Mi fido del pastore tedesco che darà le direttive giuste. E lo faccia anche il nostro vescovo: mi aspetto che abbandoni le 99 pecore buone per recuperare quella rossa che s’è staccata dal gregge". Per Gentilini il pastore tedesco sarebbe papa Ratzinger e la pecora rossa don Aldo Danieli, colpevole di aver concesso i locali della chiesa ai musulmani per la fine del Ramadan e di altri "peccati" contro la "razza piave".

martedì 27 dicembre 2011

RECENSIONE DI "MILANONERA"


Per chi pensa che il romanzo non sia solo un momento di evasione. 

Treviso, Italia. Oggi. Purtroppo, verrebbe da aggiungere.
Questa è la dolorosa location della terza pubblicazione di Alessandro Bastasi, dopo “La fossa comune” e “La gabbia criminale“.
Dolorosa perché lo è la descrizione dei luoghi, delle persone, delle situazioni, così come dolorosa è la scelta di parlare di un mondo sommerso, reietto, ignorato.
Bastasi non fa sconti a nessuno, squarciando il velo di ignoranza, qualunquismo, pressappochismo, codardia di una società malata al punto da considerare una risorsa, qual’è l’immigrazione, alla stregua di un virus.
L’autore, volendo, avrebbe potuto scrivere un saggio su questa tematica; ne possiede sicuramente le conoscenze approfondite e le capacità espositive. Ha scelto, invece, la strada della fiction, più nera che gialla, facendo partire la storia da un duplice omicidio avvenuto in un campo di immigrati. Da questo doppio fatto di sangue partiranno indagini, spesso inceppate e complicate anche da contrasti interni tra i tutori della legge, che scoperchieranno la fogna di corruzione, malaffare, sfruttamento a più livelli che ammorba il nostro tempo e la nostra società.
Personalmente condivido la scelta noiristica di Bastasi: è tempo di sdoganare la letteratura di evasione e anche quella di genere. Si può leggere qualcosa di ben scritto sotto varie forme e, per il messaggio contenuto nel testo, forse la via della fiction di intrigo può anche essere quella vincente, per arrivare a quanti più destinatari possibili. 
Consigliatissimo.


(articolo di Massimo Rainer)

RECENSIONE DI "CONTORNI DI NOIR (Cecilia Lavopa)

Cecilia Lavopa

La trama:
Giovanna Sartini, vedova da 9 anni e volontaria in un campo di immigrati a Sant'Angelo, alle porte di Treviso, viene trovata morta in casa sua. Non è un incidente. La testa è stata sbattuta più volte, fino ad ucciderla. Il suo compito, all'interno del campo, era aiutare Don Vittorio, coordinatore dell'Associazione Opus Christi, a trovare lavoro a quei ragazzi senza storia, approdati in Italia in cerca di fortuna. 
Ma non sarà l'unico delitto..
Fatti del genere, in una città in cui basta una scintilla per iniziare la caccia alle streghe, vengono subito etichettati come opera di qualche extra-comunitario e gli animi si fomentano e insorgono contro quelli che vengono considerati di serie "B", i reietti della società. Ma anche tra immigrati le cose non vanno meglio e solo un'indagine accurata, coordinata dal sostituto procuratore, in collaborazione con il fratello di Giovanna, Alberto - il "contestatore", il professore, quello che se n'era andato sbattendo la porta ed era finito a insegnare filosofia a Brescia" - riusciranno a risalire ai colpevoli e niente sarà più come prima.


Viviamo in un'epoca stereotipata, diciamolo. Ormai viene assegnata un'etichetta ad ogni cosa o ad ogni persona. Politico=ladro, Nero=ladro, Musulmano=fanatico religioso.
Parliamo di integrazione, ma nel momento in cui ci ritroviamo a dover condividere gli spazi delle nostre città, il nostro lavoro, perfino la nostra aria, con altri, scatta una gelosia fortissima e un senso di possessione inimmaginabili. Poco importa se il lavoro che "viene portato via" è quello che altri non vogliono fare - hanno tutti il sogno di fare i manager, i direttori, i grandi imprenditori -, poco interessa se  le "case" in cui vivono sono ruderi abbandonati - disperati che sudano per 25 euro al giorno per costruire seconde città dove altri andranno ad abitare, intristiti, isolati, in mezzo al nulla, senza un luogo in cui socializzare, nello squallore delle vie deserte -. E' un po' come un cane che si morde la coda, è un circolo vizioso in cui è difficile uscirne. 
Questi disperati arrivano, su barconi che assomigliano a gusci di noce, pagando cifre da capogiro per farsi traghettare in un Paese dove sperano di trovare un lavoro ma, appena approdano, sono già "vittime". Vengono sfruttati all'inverosimile con il miraggio di un permesso di soggiorno, ma anche quando riescono a trovare una fonte di sostentamento e riescono a condurre una vita quantomeno decente, nel momento in cui dovessero perdere il posto, perdono anche tutto il resto.
E' una roulette russa, dove bisogna puntare e sperare che esca il numero fortunato. Purtroppo, il più delle volte la criminalità organizzata ci mette lo "zampino", proprio perché sa il bisogno che hanno queste persone di raggranellare qualche soldo. E anche i migliori, quelli più onesti, seri, bravi, si trovano coinvolti in affari poco puliti.
E' una guerra tra poveri, alla fine e, in un momento come quello che sta attraversando il nostro Paese, di profonda crisi economica, ci si stupisce del fatto che non sia ancora scoppiata una rivoluzione.
Non che io me lo auguri, s'intende.. Ma sembra di essere seduti su una "Santa Barbara".
Alessandro Bastasi ci conduce in un sottobosco che esiste da tanto tempo, ma che in tanti non vogliono guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia e lui stesso, attraverso la propria esperienza durante i suoi viaggi all'estero, attraverso la Russiala Cina ed altri paesi, in cui ha ascoltato le opinioni degli stranieri verso gli italiani - anche a me è capitato anni fa, quando andai a Cuba, che nel momento stesso in cui ho detto di essere italiana, uno mi ha risposto: "Italiani=Mafia" - si è reso conto delle contraddizioni in cui viviamo.
La scrittura è pulita, essenziale, cruda. Un ottimo editing, tra l'altro. Un noir che, come lo stesso scrittore ha definito, con una trama da fiction, un libro di denuncia, in cui la riflessione di base è: "Sappiamo essere obiettivi?".

venerdì 23 dicembre 2011

In memoria di Samb Modou e Diop Mor, uccisi a Firenze.



Mi fermo davanti al cancello socchiuso dove mi accolgono sei larghi sorrisi. Hanno preparato le sedie, sono lì ad aspettarmi. Non voglio esagerare, ma quanta gioia per un vecchio insegnante! Per loro la scuola è davvero importante. Saluti, strette di mano. Un tavolo di formica è stato spostato all’esterno, un po’ unto in verità, ma va bene così, e mani cortesi mi aiutano a portare il borsone, mentre folate di spezzatino in cottura arrivano dall’interno di una delle case. Oggi farò due ore, una di italiano, l’altra di educazione civica. Parlerò della Costituzione, della sua storia, di cosa contiene. Dei doveri ma anche dei diritti. E delle lotte necessarie, sacrosante, ogni qualvolta qualcuno tenti di conculcarli. 
Vale la pena vivere. Sì, questa è la mia vita, ora. Per Valentina. Per Giovanna. E per questi uomini, per queste donne. 
Per Adam, che ha una cicatrice dalla fronte al mento con ancora i segni dei punti e un sorriso dimesso, buono. E per sua moglie Amina, dolce nel suo lungo abito colorato e nel velo azzurro che le copre il capo, e per i due bambini che si rincorrono tra le case. 
Per Solef, trentacinque anni, intelligente, accurato nell’apprendere, preciso, determinato, in un mese ha già imparato a leggere e a scrivere, e anche con i conti se la cava abbastanza bene. 
Per Khaled, giovane silenzioso, puntuale, un po’ intimorito, che fatica parecchio con la lingua ma sa scrivere bene.
Per Amin, il tunisino che prima mi girava al largo e al quale ora do il libro di secondo livello, per lui che sa già leggere e mi chiede alcune regole alla fine della lezione, quando l’imam ha già iniziato a intonare le sue preghiere. 
Per Ali, che ora ha la camicia a pois bianchi sempre ben chiusa, anche se composto e con le mani ferme proprio non ci riesce a stare. 
Per Mohamed, dal sorriso franco e caldo, sempre allegro, anche lui del Bourkina Faso, nel centro dell’Africa. 
Ma perché, ma come hanno avuto l’idea di arrivare fino a qui? Mi smarrisco incerto nelle rappresentazioni mentali, negli stereotipi sull’Africa, savane, tramonti infuocati, terra rossa, villaggi di paglia e di fango. 
Donne. Uomini. Ciascuno con la sua famiglia, i suoi figli, ciascuno con una madre che l’ha cresciuto, ciascuno con un cuore rosso che pulsa nell’attesa del futuro. Donne e uomini intenti a stendere con infinita pazienza, sui precari stenditoi appoggiati all’esterno delle loro abitazioni, la coperta umida, la giacca bagnata dal temporale, i calzoni appena lavati. 

Per fortuna oggi non piove. 

(dal finale di "Città contro")

mercoledì 14 dicembre 2011

RECENSIONE DI CARLA COLLEDAN SU ANOBII


E tre

Togliamo subito di mezzo il giallo, c'è, ed è un bel giallo. La trama è molto ben costruita, gli indizi e i depistaggi seminati ad arte, e anche la descrizione delle forze dell'ordine, non fa sconti. Da questo punto di vista Bastasi ha poco da imparare, ma più che altro l'ho trovato un romanzo sociologico, Un romanzo che ti fa pensare, ti costringe a entrare in un mondo del quale preferiresti restare ai margini. Ti fa conoscere una realtà fatta di gente sporca brutta e cattiva, di cui hai paura, dalla quale preferisci stare lontano, perchè spesso puzza. Bastasi però ti spiazza un po', quando ti spiega perchè puzzano, dove dormono, e come alcuni di loro cerchino di avere una vita normale. Non è facile, perchè oggi la situazione è tale che molti, troppi italiani, si trovano a contendersi un posto di lavoro da 5 euro all'ora con uno straniero, e diventa difficile provare l'umana pietas che il buonsenso vorrebbe. Di contro, se sei in una situazione di normale preoccupazione per la crisi, per il fatto che non sai quando andrai in pensione, ma hai un tetto sulla testa, pranzo e cena, e magari un televisore e un piumino caldo, Città contro ti sbatte in faccia una realtà che non puoi ignorare, o che non dovresti. Se l'altro, vi fa ancora un po' impressione, magari in un angolino nascosto della mente, leggetelo. Se vi danno fastidio gli ipocriti e i subdoli, leggetelo. Se siete consci che siamo tutti sulla stessa barca, leggetelo. E' un signor romanzo, giallo scuro, se così vi piace.

venerdì 2 dicembre 2011

LA RECENSIONE DI "LIBRI E RECENSIONI"



CITTA' CONTRO
di Alessandro Bastasi


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    Genere: Gialli

    Trama:
    Un campo di immigrati, gestito da un'organizzazione religiosa sospettata di favorire il reato di clandestinità, è oggetto delle mire di imprenditori senza scrupoli, di racket criminali e di torbidi interessi politici. La popolazione è inquieta. Ha paura di ciò che non capisce, di ciò che non sa, di ciò che è diverso: il colore della pelle, la lingua, le abitudini, le storie, la religione. In questo scenario si consuma un duplice delitto. L'intolleranza, a lungo repressa, esplode.
    I nuovi arrivati diventano una minaccia da allontanare subito, prima che sia troppo tardi. La città si divide, una conflittualità latente si insinua tra gli stessi immigrati. Persino tra la procura e la polizia giudiziaria cresce l'erba maligna della contrapposizione ideologica. Attorno ai due delitti si intrecciano rapporti umani e sentimenti, destini già scritti e scelte di vita, tanti misteri, piccole storie, come la vicenda drammatica di Modibo, l'africano del Mali col volto devastato dal fuoco.
    Con il sostituto procuratore collabora Alberto Sartini, il protagonista del romanzo La gabbia criminale, che nel campo dei migranti insegna la lingua italiana. Alberto, nato "alla fine della prima metà del secolo scorso", non riesce più a riconoscersi in una società nella quale i valori in cui ha sempre creduto non hanno più cittadinanza. Sarà proprio l'incontro con i nuovi "dannati della terra" a dargli la spinta necessaria per superare un difficile momento della sua vita.

    Commento:
    A. Bastasi torna in libreria con un nuovo romanzo in cui ritroviamo Alberto Sartini, già protagonista di La gabbia criminale e la cui vita si tinge nuovamente di giallo; stavolta, però, la morte lo tocca davvero da vicino.
    Con Città contro l'autore ci regala l'ennesimo atto di denuncia sociale, con un romanzo graffiante che affronta uno dei problemi che maggiormente affligge la società oggi: il razzismo. E' proprio intorno a questo argomento che tutto ruota ed infatti, il fine ultimo del libro non è quello di scoprire il colpevole dei due omicidi, ma molto di più: è quello di aprire una porta sulle bassezze e sull'ipocrisia dell'animo umano. Intolleranza, timore di ciò che non si conosce, pregiudizi, sono solo alcune delle tristi emozioni che trasudano dalle pagine di questo libro, strettamente correlate alle crudeli azioni compiute e motivate, sempre e solo, dall'interesse economico.
    Così, tra la messa in schiavitù e l'uso degli immigrati come cavie per testare medicinali dagli effetti collaterali ancora incerti, il ritratto che emerge è quello di una città malvagia, in cui non esistono solo il bianco ed il nero ma una miriade di tonalità intermedie, dove i "cattivi"non sono solo coloro che sfruttano gli stranieri, ma tutti gli altri, quelli apparentemente di larghe vedute, propensi all'integrazione e tolleranti ma che, alla prima occasione - e sempre di nascosto, per salvare le apparenze - sono pronti a sacrificarli.
    Sono le forze dell'ordine, che aspettano solo una scusa per intervenire e "risolvere" eventuali problemi con la forza; sono i falsi amici, aperti e disponibili solo se non ci sono testimoni davanti che possano criticare le loro scelte; sono le persone che ci vivono accanto ogni giorno, pronte a puntare il dito contro lo straniero, caricandolo anche di colpe non sue, senza prove reali ma con in testa, sotto sotto, un solo pensiero: tornate a casa vostra!
    Alberto e Valentina, mosche bianche insieme a pochi altri, si ritrovano così - come da titolo - l'intera città contro da fronteggiare, nel vano tentativo di salvare le povere baracche del campo. Quelle misere costruzioni che per alcuni sono tutto ciò che hanno, minano la falsa suscettibilità dei benpensanti ma, soprattutto, il loro reale interesse economico e devono, quindi, essere abbattute, divenendo così il simbolo dell'insensibilità e della mancanza di rispetto per la vita ed i bisogni altrui.
    Un nuovo coinvolgente romanzo, duro e intenso, da parte di un autore che riesce, con tratti efficaci e netti, a ritrarre perfettamente gli aspetti peggiori della società odierna intrecciandoli, con un giallo a tinte fosche, di tale realismo, da riuscire tranquillamente a immaginarne gli eventi narrati tra le notizie del prossimo telegiornale.
    (M.G.)

    Dello stesso autore:
    La gabbia criminale