mercoledì 28 dicembre 2011

Don Aldo Danieli

Durante le presentazioni di "Città contro" molti mi chiedono se i personaggi del romanzo abbiano dei corrispondenti reali. Per almeno uno di essi posso confermare, è stato don Aldo Danieli, parroco di Ponzano Veneto, a ispirarmi il personaggio di don Vittorio Ruffini. Di questo parroco ha detto il pro-sindaco di Treviso Gentilini (vedi http://lmarchesiniblog.ilcannocchiale.it/?TAG=madonna): "Mi fido del pastore tedesco che darà le direttive giuste. E lo faccia anche il nostro vescovo: mi aspetto che abbandoni le 99 pecore buone per recuperare quella rossa che s’è staccata dal gregge". Per Gentilini il pastore tedesco sarebbe papa Ratzinger e la pecora rossa don Aldo Danieli, colpevole di aver concesso i locali della chiesa ai musulmani per la fine del Ramadan e di altri "peccati" contro la "razza piave".

martedì 27 dicembre 2011

RECENSIONE DI "MILANONERA"


Per chi pensa che il romanzo non sia solo un momento di evasione. 

Treviso, Italia. Oggi. Purtroppo, verrebbe da aggiungere.
Questa è la dolorosa location della terza pubblicazione di Alessandro Bastasi, dopo “La fossa comune” e “La gabbia criminale“.
Dolorosa perché lo è la descrizione dei luoghi, delle persone, delle situazioni, così come dolorosa è la scelta di parlare di un mondo sommerso, reietto, ignorato.
Bastasi non fa sconti a nessuno, squarciando il velo di ignoranza, qualunquismo, pressappochismo, codardia di una società malata al punto da considerare una risorsa, qual’è l’immigrazione, alla stregua di un virus.
L’autore, volendo, avrebbe potuto scrivere un saggio su questa tematica; ne possiede sicuramente le conoscenze approfondite e le capacità espositive. Ha scelto, invece, la strada della fiction, più nera che gialla, facendo partire la storia da un duplice omicidio avvenuto in un campo di immigrati. Da questo doppio fatto di sangue partiranno indagini, spesso inceppate e complicate anche da contrasti interni tra i tutori della legge, che scoperchieranno la fogna di corruzione, malaffare, sfruttamento a più livelli che ammorba il nostro tempo e la nostra società.
Personalmente condivido la scelta noiristica di Bastasi: è tempo di sdoganare la letteratura di evasione e anche quella di genere. Si può leggere qualcosa di ben scritto sotto varie forme e, per il messaggio contenuto nel testo, forse la via della fiction di intrigo può anche essere quella vincente, per arrivare a quanti più destinatari possibili. 
Consigliatissimo.


(articolo di Massimo Rainer)

RECENSIONE DI "CONTORNI DI NOIR (Cecilia Lavopa)

Cecilia Lavopa

La trama:
Giovanna Sartini, vedova da 9 anni e volontaria in un campo di immigrati a Sant'Angelo, alle porte di Treviso, viene trovata morta in casa sua. Non è un incidente. La testa è stata sbattuta più volte, fino ad ucciderla. Il suo compito, all'interno del campo, era aiutare Don Vittorio, coordinatore dell'Associazione Opus Christi, a trovare lavoro a quei ragazzi senza storia, approdati in Italia in cerca di fortuna. 
Ma non sarà l'unico delitto..
Fatti del genere, in una città in cui basta una scintilla per iniziare la caccia alle streghe, vengono subito etichettati come opera di qualche extra-comunitario e gli animi si fomentano e insorgono contro quelli che vengono considerati di serie "B", i reietti della società. Ma anche tra immigrati le cose non vanno meglio e solo un'indagine accurata, coordinata dal sostituto procuratore, in collaborazione con il fratello di Giovanna, Alberto - il "contestatore", il professore, quello che se n'era andato sbattendo la porta ed era finito a insegnare filosofia a Brescia" - riusciranno a risalire ai colpevoli e niente sarà più come prima.


Viviamo in un'epoca stereotipata, diciamolo. Ormai viene assegnata un'etichetta ad ogni cosa o ad ogni persona. Politico=ladro, Nero=ladro, Musulmano=fanatico religioso.
Parliamo di integrazione, ma nel momento in cui ci ritroviamo a dover condividere gli spazi delle nostre città, il nostro lavoro, perfino la nostra aria, con altri, scatta una gelosia fortissima e un senso di possessione inimmaginabili. Poco importa se il lavoro che "viene portato via" è quello che altri non vogliono fare - hanno tutti il sogno di fare i manager, i direttori, i grandi imprenditori -, poco interessa se  le "case" in cui vivono sono ruderi abbandonati - disperati che sudano per 25 euro al giorno per costruire seconde città dove altri andranno ad abitare, intristiti, isolati, in mezzo al nulla, senza un luogo in cui socializzare, nello squallore delle vie deserte -. E' un po' come un cane che si morde la coda, è un circolo vizioso in cui è difficile uscirne. 
Questi disperati arrivano, su barconi che assomigliano a gusci di noce, pagando cifre da capogiro per farsi traghettare in un Paese dove sperano di trovare un lavoro ma, appena approdano, sono già "vittime". Vengono sfruttati all'inverosimile con il miraggio di un permesso di soggiorno, ma anche quando riescono a trovare una fonte di sostentamento e riescono a condurre una vita quantomeno decente, nel momento in cui dovessero perdere il posto, perdono anche tutto il resto.
E' una roulette russa, dove bisogna puntare e sperare che esca il numero fortunato. Purtroppo, il più delle volte la criminalità organizzata ci mette lo "zampino", proprio perché sa il bisogno che hanno queste persone di raggranellare qualche soldo. E anche i migliori, quelli più onesti, seri, bravi, si trovano coinvolti in affari poco puliti.
E' una guerra tra poveri, alla fine e, in un momento come quello che sta attraversando il nostro Paese, di profonda crisi economica, ci si stupisce del fatto che non sia ancora scoppiata una rivoluzione.
Non che io me lo auguri, s'intende.. Ma sembra di essere seduti su una "Santa Barbara".
Alessandro Bastasi ci conduce in un sottobosco che esiste da tanto tempo, ma che in tanti non vogliono guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia e lui stesso, attraverso la propria esperienza durante i suoi viaggi all'estero, attraverso la Russiala Cina ed altri paesi, in cui ha ascoltato le opinioni degli stranieri verso gli italiani - anche a me è capitato anni fa, quando andai a Cuba, che nel momento stesso in cui ho detto di essere italiana, uno mi ha risposto: "Italiani=Mafia" - si è reso conto delle contraddizioni in cui viviamo.
La scrittura è pulita, essenziale, cruda. Un ottimo editing, tra l'altro. Un noir che, come lo stesso scrittore ha definito, con una trama da fiction, un libro di denuncia, in cui la riflessione di base è: "Sappiamo essere obiettivi?".

venerdì 23 dicembre 2011

In memoria di Samb Modou e Diop Mor, uccisi a Firenze.



Mi fermo davanti al cancello socchiuso dove mi accolgono sei larghi sorrisi. Hanno preparato le sedie, sono lì ad aspettarmi. Non voglio esagerare, ma quanta gioia per un vecchio insegnante! Per loro la scuola è davvero importante. Saluti, strette di mano. Un tavolo di formica è stato spostato all’esterno, un po’ unto in verità, ma va bene così, e mani cortesi mi aiutano a portare il borsone, mentre folate di spezzatino in cottura arrivano dall’interno di una delle case. Oggi farò due ore, una di italiano, l’altra di educazione civica. Parlerò della Costituzione, della sua storia, di cosa contiene. Dei doveri ma anche dei diritti. E delle lotte necessarie, sacrosante, ogni qualvolta qualcuno tenti di conculcarli. 
Vale la pena vivere. Sì, questa è la mia vita, ora. Per Valentina. Per Giovanna. E per questi uomini, per queste donne. 
Per Adam, che ha una cicatrice dalla fronte al mento con ancora i segni dei punti e un sorriso dimesso, buono. E per sua moglie Amina, dolce nel suo lungo abito colorato e nel velo azzurro che le copre il capo, e per i due bambini che si rincorrono tra le case. 
Per Solef, trentacinque anni, intelligente, accurato nell’apprendere, preciso, determinato, in un mese ha già imparato a leggere e a scrivere, e anche con i conti se la cava abbastanza bene. 
Per Khaled, giovane silenzioso, puntuale, un po’ intimorito, che fatica parecchio con la lingua ma sa scrivere bene.
Per Amin, il tunisino che prima mi girava al largo e al quale ora do il libro di secondo livello, per lui che sa già leggere e mi chiede alcune regole alla fine della lezione, quando l’imam ha già iniziato a intonare le sue preghiere. 
Per Ali, che ora ha la camicia a pois bianchi sempre ben chiusa, anche se composto e con le mani ferme proprio non ci riesce a stare. 
Per Mohamed, dal sorriso franco e caldo, sempre allegro, anche lui del Bourkina Faso, nel centro dell’Africa. 
Ma perché, ma come hanno avuto l’idea di arrivare fino a qui? Mi smarrisco incerto nelle rappresentazioni mentali, negli stereotipi sull’Africa, savane, tramonti infuocati, terra rossa, villaggi di paglia e di fango. 
Donne. Uomini. Ciascuno con la sua famiglia, i suoi figli, ciascuno con una madre che l’ha cresciuto, ciascuno con un cuore rosso che pulsa nell’attesa del futuro. Donne e uomini intenti a stendere con infinita pazienza, sui precari stenditoi appoggiati all’esterno delle loro abitazioni, la coperta umida, la giacca bagnata dal temporale, i calzoni appena lavati. 

Per fortuna oggi non piove. 

(dal finale di "Città contro")

mercoledì 14 dicembre 2011

RECENSIONE DI CARLA COLLEDAN SU ANOBII


E tre

Togliamo subito di mezzo il giallo, c'è, ed è un bel giallo. La trama è molto ben costruita, gli indizi e i depistaggi seminati ad arte, e anche la descrizione delle forze dell'ordine, non fa sconti. Da questo punto di vista Bastasi ha poco da imparare, ma più che altro l'ho trovato un romanzo sociologico, Un romanzo che ti fa pensare, ti costringe a entrare in un mondo del quale preferiresti restare ai margini. Ti fa conoscere una realtà fatta di gente sporca brutta e cattiva, di cui hai paura, dalla quale preferisci stare lontano, perchè spesso puzza. Bastasi però ti spiazza un po', quando ti spiega perchè puzzano, dove dormono, e come alcuni di loro cerchino di avere una vita normale. Non è facile, perchè oggi la situazione è tale che molti, troppi italiani, si trovano a contendersi un posto di lavoro da 5 euro all'ora con uno straniero, e diventa difficile provare l'umana pietas che il buonsenso vorrebbe. Di contro, se sei in una situazione di normale preoccupazione per la crisi, per il fatto che non sai quando andrai in pensione, ma hai un tetto sulla testa, pranzo e cena, e magari un televisore e un piumino caldo, Città contro ti sbatte in faccia una realtà che non puoi ignorare, o che non dovresti. Se l'altro, vi fa ancora un po' impressione, magari in un angolino nascosto della mente, leggetelo. Se vi danno fastidio gli ipocriti e i subdoli, leggetelo. Se siete consci che siamo tutti sulla stessa barca, leggetelo. E' un signor romanzo, giallo scuro, se così vi piace.

venerdì 2 dicembre 2011

LA RECENSIONE DI "LIBRI E RECENSIONI"



CITTA' CONTRO
di Alessandro Bastasi


  • Acquista questo libro su Bol.it 

  • Acquista questo libro su laFeltrinelli.it 

  • Acquista questo libro su Webster.it

    Genere: Gialli

    Trama:
    Un campo di immigrati, gestito da un'organizzazione religiosa sospettata di favorire il reato di clandestinità, è oggetto delle mire di imprenditori senza scrupoli, di racket criminali e di torbidi interessi politici. La popolazione è inquieta. Ha paura di ciò che non capisce, di ciò che non sa, di ciò che è diverso: il colore della pelle, la lingua, le abitudini, le storie, la religione. In questo scenario si consuma un duplice delitto. L'intolleranza, a lungo repressa, esplode.
    I nuovi arrivati diventano una minaccia da allontanare subito, prima che sia troppo tardi. La città si divide, una conflittualità latente si insinua tra gli stessi immigrati. Persino tra la procura e la polizia giudiziaria cresce l'erba maligna della contrapposizione ideologica. Attorno ai due delitti si intrecciano rapporti umani e sentimenti, destini già scritti e scelte di vita, tanti misteri, piccole storie, come la vicenda drammatica di Modibo, l'africano del Mali col volto devastato dal fuoco.
    Con il sostituto procuratore collabora Alberto Sartini, il protagonista del romanzo La gabbia criminale, che nel campo dei migranti insegna la lingua italiana. Alberto, nato "alla fine della prima metà del secolo scorso", non riesce più a riconoscersi in una società nella quale i valori in cui ha sempre creduto non hanno più cittadinanza. Sarà proprio l'incontro con i nuovi "dannati della terra" a dargli la spinta necessaria per superare un difficile momento della sua vita.

    Commento:
    A. Bastasi torna in libreria con un nuovo romanzo in cui ritroviamo Alberto Sartini, già protagonista di La gabbia criminale e la cui vita si tinge nuovamente di giallo; stavolta, però, la morte lo tocca davvero da vicino.
    Con Città contro l'autore ci regala l'ennesimo atto di denuncia sociale, con un romanzo graffiante che affronta uno dei problemi che maggiormente affligge la società oggi: il razzismo. E' proprio intorno a questo argomento che tutto ruota ed infatti, il fine ultimo del libro non è quello di scoprire il colpevole dei due omicidi, ma molto di più: è quello di aprire una porta sulle bassezze e sull'ipocrisia dell'animo umano. Intolleranza, timore di ciò che non si conosce, pregiudizi, sono solo alcune delle tristi emozioni che trasudano dalle pagine di questo libro, strettamente correlate alle crudeli azioni compiute e motivate, sempre e solo, dall'interesse economico.
    Così, tra la messa in schiavitù e l'uso degli immigrati come cavie per testare medicinali dagli effetti collaterali ancora incerti, il ritratto che emerge è quello di una città malvagia, in cui non esistono solo il bianco ed il nero ma una miriade di tonalità intermedie, dove i "cattivi"non sono solo coloro che sfruttano gli stranieri, ma tutti gli altri, quelli apparentemente di larghe vedute, propensi all'integrazione e tolleranti ma che, alla prima occasione - e sempre di nascosto, per salvare le apparenze - sono pronti a sacrificarli.
    Sono le forze dell'ordine, che aspettano solo una scusa per intervenire e "risolvere" eventuali problemi con la forza; sono i falsi amici, aperti e disponibili solo se non ci sono testimoni davanti che possano criticare le loro scelte; sono le persone che ci vivono accanto ogni giorno, pronte a puntare il dito contro lo straniero, caricandolo anche di colpe non sue, senza prove reali ma con in testa, sotto sotto, un solo pensiero: tornate a casa vostra!
    Alberto e Valentina, mosche bianche insieme a pochi altri, si ritrovano così - come da titolo - l'intera città contro da fronteggiare, nel vano tentativo di salvare le povere baracche del campo. Quelle misere costruzioni che per alcuni sono tutto ciò che hanno, minano la falsa suscettibilità dei benpensanti ma, soprattutto, il loro reale interesse economico e devono, quindi, essere abbattute, divenendo così il simbolo dell'insensibilità e della mancanza di rispetto per la vita ed i bisogni altrui.
    Un nuovo coinvolgente romanzo, duro e intenso, da parte di un autore che riesce, con tratti efficaci e netti, a ritrarre perfettamente gli aspetti peggiori della società odierna intrecciandoli, con un giallo a tinte fosche, di tale realismo, da riuscire tranquillamente a immaginarne gli eventi narrati tra le notizie del prossimo telegiornale.
    (M.G.)

    Dello stesso autore:
    La gabbia criminale
  • martedì 22 novembre 2011

    PRESENTAZIONE A TORINO

    BELGRAVIA LIBRERIE TORINO
    VIA VICOFORTE 14/D
    MARTEDI’ 29 NOVEMBRE ORE 18,30 
    GIALLO ITALIANO: SCRITTURE E LETTURE

    Alessandro Bastasi racconta il suo ultimo romanzo CITTA’ CONTRO (Eclissi edizioni)
    “Solo il rumore dei nostri passi, qualche parlottio isolato, gruppetti di tre, quattro uomini accucciati sui talloni tra una roulotte e una baracca. Al chiarore fioco che filtra da sotto una porta intravedo qualcosa che assomiglia a delle spranghe di ferro. Non tutti saranno ragionevoli come Khalid, penso.”
    http://alessandrobastasi.blogspot.com/ 


    Massimo Rainer racconta il suo ultimo romanzo CHIAMAMI BUIO (Todaro edizioni) “Prima regola dello sbirro che vuole arrivare alla pensione: fatti i cazzi tuoi.
    Seconda regola: non ti distrarre e continua a farteli, ché stai andando bene.
    Terza regola: se non hai seguito le prime due, la terza non ti serve più a una madonna perché sei già crepato da un pezzo.
    È parola di Buio”
    http://www.carmillaonline.com/archives/2011/10/004062.html#004062


    Presenta Fabrizio Fulio Bragoni del blog Nonsolonoir
    Letture a cura di Luca Rinarelli

    INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
    INFO: 011.3852921 – 347.5977883

    lunedì 21 novembre 2011

    La Tribuna di Treviso, 19 novembre 2011

    TREVISO Una storia di volontariato e passione, indifferenza e perbenismo. E’ l’ultimo libro di Alessandro Bastasi, manager trevigiano trapiantato a Milano, che ha scritto «Città contro» descrivendo un autentico giallo, legato a una serie di delitti, consumati a Treviso. Gli ingredienti ci sono tutti: i soldi, il sesso, l’indifferenza dell’opinione pubblica, le autorità. Al centro, la figura del protagonista, una persona perbene che aiuta l’amico magistrato a sciogliere i nodi dell’indagine, Il ritratto corrosivo e disincantato di una città avvolta dalle pulsioni razziste e dominata da un informale gruppo di potere legato alle principali istituzioni. Sullo sfondo, una grande speculazione edilizia che per essere compiuta deve liberarsi di un campo di stranieri alle porte della città. Uno sviluppo intelligente e curioso di un giallo vecchio stampo, dentro ai luoghi e alle piazze di Treviso, dove è facile rispecchiarsi. «Città contro» è il secondo volume di una trilogia trevigiana iniziata con «Gabbia criminale». Edito da Eclissi Editore, il libro sarà presentato giovedì 24 novembre, alle ore 18, alla Libreria Feltrinelli.

    http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2011/11/19/NZ_59_7.html?ref=search

    giovedì 17 novembre 2011

    PRESENTAZIONE ALLA LIBRERIA FELTRINELLI DI TREVISO



    Giovedì 24 novembre alle ore 18:00

    RECENSIONE DI GIALLOMANIA

    Your Company

    Finalmente anche il noir di denuncia sociale ha il suo RE!!! Grandissimo Alessandro Bastasi con il suo Citta Contro, se non esistesse bisognerebbe inventarlo. Una scrittura graffiante potente anche teatrale soprattutto nei dialoghi che ben si presterebbero all'uopo. Un libro che sicuramente sarebbe adatto alle scuole superiori, proprio là dove spesso si annidano certe cellule di indifferenza o anche di razzismo. E' la storia di un campo di immigrati gestito da un prete di frontiera con al centro lo stesso protagonista di Gabbia Criminale,opera prima dello scrittore. Nasce così l'impegno volontaristico del protagonista sempre pieno di dubbi e di domande,sulla spinta della giovane moglie e della sorella. E' un libro ben condito tra la trama gialla con omicidi e indagini,e la denuncia sociale e culturale che si sente essere molto nelle corde di Bastasi, d'altronde figlio del '68 e quindi molto sensibile a certe tematiche. Il romanzo scorre via veloce con un ritmo quasi sincopato che poco spazio lascia alle pause; c'è proprio un afflato sentimentale da parte di Bastasi per la condizione di queste persone e una denuncia contro il razzismo imperante del neghittoso e provinciale Nord est. La denuncia è anche nei confronti dei poteri forti e delle istituzioni a tutti i livelli (Ricordiamo un certo Sindaco Gentilini) che da una parte istigano al razzismo ma sotto sotto sfruttano e necessitano di questi immigrati come forza lavoro sottocosto. Bastasi ci fa anche riflettere sulla differenza culturale tra le diverse etnie e sfuma anche nelle righe il pericolo esistente che gli stessi immigrati sfruttino i disperati come loro.

    mercoledì 9 novembre 2011

    La recensione di LIBERI DI SCRIVERE


    Si è discusso a lungo del ruolo sociale del noir, del "noir mediterraneo" quel genere di noir che da ampio spazio agli elementi sociali, politici e criminali che caratterizzano l’humus su cui si basano storie nere, anzi nerissime, di degrado, corruzione, assenza di scrupoli morali, che spesso portano al delitto ma non solo. Tuttavia molto spesso gli esempi concreti valgono più di mille parole, e un noir che parla di immigrazione nel bene, i tanti che si impegnano in prima persona per dare una mano, e nel male, i pochi ma più devastanti che li sfruttano, i racket criminali che li assoldano e li chiudono in prigioni lager, i politici che si gonfiano il petto con leggi per la sicurezza e cavalcando l’onda della “paura” per i loro interessi personali, può essere più utile di tanti saggi seriosi e dotti. L’acre fetore che rende irrespirabile l’aria e ottunde le coscienze spesso grava come una cappa malsana e infetta in questo noir “politico” nel senso socratico del termine, dove la contrapposizione ideologica non è un pretesto per predominare e sovrastare l’avversario, ma uno spunto per essere davvero persone migliori. Città contro di Alessandro Bastasi Eclissi editrice, è un noir con un’ anima, una precisa coscienza critica un po’ denuncia sociale un po’ nitido specchio di una società che cambia, un libro che consiglierei fosse letto nelle scuole come spunto di riflessione quando si discute del diverso, dello straniero, del migrante giunto per nave o container per salvarsi nella ricca e prosperosa Europa, mentre lascia alle spalle paesi in guerra, dilaniati dalla povertà e dalle malattie. I fenomeni dell’immigrazione non sono un male inevitabile, ma un sintomo di realtà più ampie, di realtà socio-politiche che vanno sanate alla radice, dai governi, dalle politiche europee, dalle sovvenzioni allo sviluppo. Gli immigrati è bene che fosse chiaro se ne starebbero felicemente nei propri paesi, con le proprie famiglie, se solo lo potessero. Non sono ospiti mal tollerati, sono fuggiaschi scampati molto spesso alla morte. Bastasi ambienta la sua storia nel nordest, alle porte di Treviso, un tempo ricco e opulento, ora segnato dalla crisi globale, dove i fenomeni della disoccupazione, della povertà, della carenza di alloggi, si sommano all’egoismo, ai pregiudizi, alla paura. Una discussa e chiacchierata associazione religiosa Opus Christi, guidata da un prete di frontiera Don Vittorio, gestisce un campo di immigrati che fornisce un riparo, cure mediche, corsi di italiano, a gente la più disparata, proveniente da luoghi diversi, diversa per religione, usanze, abitudini, etnie, colore della pelle. Una polveriera sul punto di esplodere. Mal tollerato dalla gente del posto, il campo di Sant’Angelo è serbatoio per la criminalità, oggetto di contesa per politici senza coscienza, un microcosmo dove i migranti non sono tutti anime candide, si ubriacano, si picchiano per futili motivi, si tradiscono. A far precipitare tutto la morte di una volontaria e il suicidio del migrante sospettato di averla uccisa. Alberto Sartini, già protagonista de la Gabbia criminale, si trova in mezzo coinvolto assieme alla moglie Valentina anche lei disposta a dare una mano come infermiera assistendo il dottor Candiani, dalla sorella Giovanna, che l’aveva pregato di sostituirla nei corsi di italiano ed educazione civica che si tengono al campo. Il sostituto procuratore incaricato delle indagini si rivolge proprio a Sartini come consulente e ciò che scopriranno sarà ben poco consolante o nobile.           

    lunedì 7 novembre 2011

    NOVELLO IN NOIR!

    Sabato 12 novembre, alle 21, a Milano: 22 scrittori raccontano i loro libri davanti a un calice di novello...

    Un commento di Matteo Di Giulio della rivista LINSOLITO con un estratto del romanzo

    Città contro di Alessandro Bastasi è un giallo d'inchiesta che di classico ha poco o niente. Parla di immigrazione, il piglio sociale è il punto di forza del romanzo ma anche lo sguardo acuto dell'osservatore medio che, per una volta, non ha voglia di tenere la bocca chiusa. Prosegue quel percorso civile sul Nord Est razzista e iniquo iniziato dall'autore con il precedente La gabbia criminale, sempre per Eclissi, e nella storia di immigrati sfruttati e di associazioni di volontariato che non se la passano mai troppo bene, ci scappa anche stavolta il morto. Quel morto necessario al ritmo, sempre ben dosato, e ad appassionare facendo riflettere. Operazione ancora una volta, e ancor di più, stilisticamente parlando, riuscita.
    Proponiamo in anteprima un estratto del romanzo.
    * * *
    Viaggiano nella notte, in silenzio. Il traffico è scarso, l’andatura è regolare, il ronzio del motore culla la mente di Modibo, che si assopisce.
    Si sveglia di colpo poco dopo Meolo, quando la macchina rallenta per voltare a destra, su una strada secondaria che già dopo duecento metri si confonde con il buio assoluto della campagna. Nessun lampione, nessuna casa abitata, nessun segno di vita.
    A circa un chilometro l’asfalto termina e inizia uno sterrato polveroso, pieno di sassi, che mette a dura prova le sospensioni della Mercedes.
    «Tutto bene?» chiede l’uomo, secco ma cordiale.
    «Sì, tutto bene» risponde Modibo. In realtà ha un po’ di timore, l’africano, non sa dove lo stia portando, non sa quale destino lo attenda, in ogni caso è robusto e saprà difendersi, se sarà necessario.  Il Moro gli sorride. Lui risponde al sorriso.
    «Ci siamo quasi» lo rassicura l’uomo.
    Un altro chilometro e la macchina volta lentamente a sinistra, in un percorso cosparso di pietre, di macerie e di sterpaglia, dove il buio sembra essere ancora più fitto. Gli abbaglianti arrancano, si fanno strada attraverso densi sciami di insetti instupiditi,  illuminando buche simili a voragini che il Moro riesce a evitare con abilità. Modibo è teso, chino in avanti, una mano sul cruscotto, come per trovare un appoggio che lo rassicuri.
    Il tragitto non è lungo, solo qualche minuto. Fino a che una macchia scura, prima confusa col nero della notte, non si materializza all’improvviso davanti a fari della Mercedes. E’ un grande fabbricato a due piani, posto di traverso, con davanti un ampio spiazzo.
    L’uomo ferma la macchina e spegne il motore. Sono arrivati. Soltanto il pulsare ininterrotto di un generatore elettrico rompe il silenzio inquieto della campagna circostante.
    Modibo e l’uomo scendono dalla macchina, l’africano fa per muoversi, ma l’altro lo blocca. Alcune flebili luci che filtrano dalle finestre senza imposte fanno intravvedere la struttura dell’edificio, un unico blocco diviso in mezzo da un ampio portico che un tempo serviva per mettere al riparo i carri e gli attrezzi agricoli. In quello spazio una porta si apre e un nero alto e minaccioso li accoglie con fare sospetto e diffidente.
    «Selim, sono io!» dice il Moro ad alta voce.
    Il nero chiamato Selim lo riconosce, riconosce la Mercedes, e con un gesto brusco fa loro cenno di entrare.
    Quella che un tempo era la grande cucina della casa colonica adesso è un dormitorio. Almeno quaranta uomini trovano posto su brande o materassi adagiati per terra, dietro a loro le sacche con qualche abito di ricambio, e qua e là dei fornellini Campingaz sui quali era stata preparata la cena. Nell’aria un odore avariato di cibo, unito a quello di fumo di sigarette e di grappa di quart’ordine. Un filo elettrico scende dal centro del soffitto a sostenere una lampadina nuda che fatica a rischiarare gli angoli della stanza. In quello in fondo a destra Modibo riesce a notare qualcosa di simile a una massa di stracci sovrapposti, poi, a mano a mano che gli occhi si abituano alla semioscurità, mette a fuoco meglio e se ne accorge.
    E’ un uomo. Seduto contro il muro, con i piedi incatenati a un supporto di ferro conficcato nel pavimento. D’istinto Modibo va verso di lui, ma Selim lo blocca, una mano d’acciaio gli artiglia la spalla.
    «Non si può. Quello oggi ha fatto lo stronzo. Niente parlare con lui. Niente cena.»
    Solo ora Selim si accorge della deformità del viso del nuovo arrivato e non nasconde una smorfia di sorpresa.
    «Tutto bene, Selim» lo rassicura il Moro, «è uno bravo, ogni tanto beve, ma se fa casino non ci vorrà molto per fargli capire di smetterla. Ti hanno avvertito i miei uomini?»
    «Si, mi hanno avvertito» gli fa eco il nero. «Può dormire di sopra. Cinque euro a notte.»
    Modibo ancora non capisce.
    «E dove li trovo? Non ho lavoro.»
    «Il lavoro te lo troviamo noi» lo rassicura il Moro. «Qualche giorno lavori e qualche altro no, ma vedrai che riuscirai a pagare.»
    «Che lavoro è?» chiede Modibo, guardandosi attorno.
    «Muratore. La mattina passano i camion, prendono gli uomini che gli servono e si va al cantiere. Spera di essere tra quelli, e tutto andrà bene. Venticinque euro te li porti a casa. Cinque a me, cinque a quello del camion, il resto te lo tieni.»
    «E se non mi prendono?»
    «Ti prenderanno il giorno dopo, siamo d’accordo così, si va a rotazione, non devi preoccuparti.»
    «Ma che lavoro devo fare? Non ho mai fatto il muratore, io ero un sarto!»
    «Ti diranno loro cosa devi fare.»
    «Loro chi?»
    «Tu domani vai dal capocantiere e gli dici: che cosa devo fare? Penserà a tutto lui.»
    Un attimo di pausa, il cervello di Modibo in ebollizione, il silenzio di tutti quegli uomini che lo fissano immobili, inespressivi.
    «Beh, io vado» conclude il Moro. «Buon lavoro, vedrai che ti troverai bene. Selim sembra un cane da guardia, ma in fondo è un nero come te, conosce i tuoi problemi, vero, Selim?»
    Un lampo di rabbia saetta dagli occhi di Selim mentre congeda l’uomo.
    «Ok, qui hai finito, Moro. Ci vediamo.»
    «Ehi, che fretta… A proposito, quanti uomini hai qui?»
    «Ottanta.»
    «Erano ottantacinque. Più questo di stasera, ottantasei.»
    «Cinque sono scappati. Ti ho mandato un’email l’altro giorno.»
    «Cazzo! Non fare il furbo con me, eh, che ci metto un attimo a mandare tutto in malora.»
    «Niente furbo, va su e controlla se vuoi.»
    «Prima o poi lo faccio, quando meno te lo aspetti, vedrai. A proposito, sabato vengo qui, fatti trovare, ché dobbiamo fare i conti del mese.»
    «Ma vaffanculo.»
    Il Moro ride.
    «Trattamelo bene questo qui, eh?»
    «Certamente» fa Selim, gelido. «Adesso va’ via, ché domani loro devono alzarsi presto.»
    «Fanculo, keniota del cazzo.»

    I primi commenti di lettori di aNobii


    FrancineR

    Bello

    Donne. Uomini. Ciascuno con la sua famiglia, i suoi figli, ciascuno con una madre che l'ha cresciuto, ciascuno con un cuore rosso che pulsa nell'attesa del futuro.
    Donne e uomini intenti a stendere con infinita pazienza, sui precari stenditoi appoggiati all'esterno delle loro abitazioni, la coperta umida, la giacca bagnata dal temporale, i calzoni appena lavati.
    Per fortuna oggi non piove.
    (bellissimo libro, ma ho preferito riportare queste belle frasi finali piuttosto che una recenzione.)

    Lauraetlory
    Il caso ha voluto che leggessi questo bel giallo di Bastasi in contemporanea alla testimonianza di un sopravvissuto ai lager nazisti. Che c'azzecca? potreste chiedere. In apparenza nulla. Ma dovete sapere che Bastasi ha fatto quello che tutti gli scrittori dovrebbero fare: raccontare una storia che lasci dentro al lettore un seme. Non dipenderà dallo scrittore se il seme attecchirà o meno, ma resta il fatto che l'autore ci ha raccontato il suo mondo, ci ha raccontato il ricco e spesso ignorante nord-est d'Italia. Dove è facile aver paura di perdere una ricchezza raggiunta, ma troppo a lungo sognata. Dove la crisi fa talmente paura che serve uno spauracchio, un capro espiatorio. E ci pensa un partito di governo a servirlo bello e pronto, additando al pubblico ludibrio gli immigrati. Chiusi in campi di baracche e squallore, sfruttati e temuti i neri, gli africani, i vù cumprà di oggi sono lo specchio dell'antisemitismo di ieri. E se pensate che il paragone sia sbilanciato, alzate gli occhi alle prospettive future. Inizia sempre allo stesso modo l'orrore: un indice accusatore, un'etnia da trasformare in nemico, le accuse infamanti, la segregazione. Siamo veramente sicuri che ciò che noi oggi facciamo nei confronti dei migranti ci differenzi tanto dall'indifferenza di molti ai tempi delle persecuzioni ebraiche? Sì? E allora leggiamo il bel giallo di Bastasi e ricordiamo gli sguardi di tanti volti assiepati su un barcone respinto alla deriva.
    Cristing
    “Guarda la questione degli immigrati: basta ignorarli no? Spostarli, cancellarli e il problema cessa di esistere. Che vadano a importunare da un'altra parte, che muoiano, che cazzo ce ne frega vero mamma? Siete tutti cattolici apostolici romani, siete pronti a difendere una vita non più vita o una vita ancora di là da venire, ma mai la vita stessa, soprattutto se è quella di persone così diverse, se si tratta di individui da cui vi sentite disturbati” 
    A Sant'Angelo, alle porta di Treviso, sorge il campo per gli immigrati gestito da Don Vittorio. Vi collabora Giovanna, la sorella di Alberto Sartini, già protagonisti de La gabbia criminale insieme a Valentina, nel frattempo diventata moglie di Alberto. Il campo non è visto di buon occhio dalla popolazione, è difficile fidarsi e di conseguenza coabitare con persone diverse per religione, usanze e colore. Ci si schiera immediatamente contro senza, a volte, forse per paura, cercare di capire e avvicinarsi a un modo di vivere diverso da quello che reputiamo normale. Alberto e Valentina, arruolati da Giovanna, si trovano coinvolti in prima persona per migliorare l'integrazione degli extra comunitari, lui insegnando loro l'italiano e lei collaborando con il Dott. Candiani che offre l'assistenza medica di cui hanno bisogno. Il già precario equilibrio verrà sconvolto da un duplice omicidio che avrà conseguenze disastrose e porterà alla luce un sottobosco di loschi personaggi a capo di racket criminali .
    Argomento spinoso quello trattato in Città contro, mai come ora attuale, e Bastasi lo affronta con lo stile che lo contraddistingue, pacato e non aggressivo, serio ma non pesante, scorrevole e coinvolgente. I personaggi già conosciuti ne La gabbia criminale sono cresciuti e hanno preso le loro strade, gli altri, quelli nuovi, sono dotati di spessore e carattere. La trama è ben articolata, Bastasi è riuscito a sviluppare una buon giallo e a sensibilizzare l'attenzione sulle condizioni di vita che spesso si trova ad affrontare chi va in un altro paese con la speranza di un futuro migliore, e, come in questo romanzo invece è vittima di maltrattamenti e soprusi da parte di aguzzini privi di scrupoli.
    gracy

    L'umanità contro!

    Ritroviamo il pacato e riflessivo professore in pensione Alberto Sartini e la sua famiglia coinvolti in episodi molto drammatici, in una città che fa i conti con l'intolleranza verso i "dannati della terra", con la corruzione e la mancanza di valori umani. Una città contro tutti e contro tutto!

    giovedì 3 novembre 2011

    Presentazione a LOMELLO (PV)

    Your Company


    Venerdì 11 novembre, alle ore 21:00
    Lomello (PV), Oratorio di San Rocco (Piazza della Repubblica)

    Presentazione di Città contro a cura di Riccardo Sedini, Associazione culturale Giallomania

    INTERVISTA a THRILLERPAGES (di Massimo Minimo)

    http://thrillerpages.blogspot.com/2011/11/intervista-bastasi-alessandro.html



    1 - Partiamo dal titolo : perché “Città contro”?


    Perché, attorno alla vicenda che racconto nel romanzo, ruotano personaggi, istituzioni, cittadini che  sono effettivamente l’uno contro l’altro: gran parte della cittadinanza che è contro il fenomeno dell’immigrazione e quindi contro le iniziative “buoniste” nei confronti degli immigrati (simboleggiate dalla Opus Christi di don Vittorio Ruffini); la polizia giudiziaria contro la procura della repubblica; conflitti all’interno dello stesso mondo degli immigrati tra chi è sfruttato e chi si dà alla criminalità (il Moro, Selim, …) diventando a sua volta sfruttatore.

    2 - Il romanzo è ambientato nella tua città, Treviso, che non ne esce molto bene. Hai ricevuto critiche o qualcosa di peggio per questo?

    Al momento no, forse perché ancora il romanzo non l’hanno letto! Vedremo dopo la presentazione che farò a Treviso il 24 novembre che cosa succederà… Mi presenterà un giornalista della “Tribuna di Treviso” (gruppo Repubblica-Espresso) cui il libro è piaciuto molto e che curerà la recensione sul suo giornale. “Hai descritto uno spaccato della vita trevisana ahimé molto fedele”, mi ha detto. Stiamo a vedere…

    3 - Treviso, emblema del ricco nord-est italiano e specchio di una società in cui conta più ciò che hai rispetto a cosa sei. Da dove nasce tutto questo secondo il tuo parere?

    Secondo me il fenomeno, che non è certo limitato a Treviso e zone limitrofe, nasce da un improvviso passaggio da un’economia di tipo essenzialmente agricolo, povera e culturalmente chiusa tra le prediche del prete e lo strapotere del padrone, a un’economia basata su mille piccole imprese industriali e commerciali nate velocemente come i funghi. Una transizione repentina, vissuta senza elaborazioni culturali, che ha portato a una sorta di rivincita sul passato: adesso anch’io “posseggo”, anzi, possiedo più degli altri! Non c’è tempo, per chi deve arricchirsi dopo tanta depressione (ricordiamoci che il Veneto era negli anni Cinquanta e Sessanta terra di emigranti), di stare a pensare alla cultura, un lusso che non ci si può consentire, soprattutto se può mettere in discussione uno stile di vita faticosamente guadagnato. Di qui, anche, il carattere profondamente conservatore della maggioranza di quella società, che spesso fa vedere il “foresto” come un pericolo. Treviso, scrivo nel romanzo, è “orfana dello spirito, troppo ricca di concretezza inutile”

    4 - Tema centrale del libro è la questione degli immigrati e della loro difficile convivenza con gli italiani, che spesso sfocia in tragici eventi. Pensi che un giorno sarà possibile un’integrazione pacifica o è pura utopia?

    Domanda difficile!  Non lo so. Ma non sono molto ottimista. Affrontare il tema dell’immigrazione solo come problema di ordine pubblico certo non aiuta. D’altra parte l’immigrazione, lo spostamento di masse di persone da aree del pianeta più arretrate verso aree ricche, è un fenomeno epocale, inarrestabile, e se non lo si governa con politiche che favoriscano il dialogo tra culture, che accettino l’affermarsi della multiculturalità andremo davvero incontro a situazioni conflittuali che non riusciremo a controllare.  

    5 - Descrivi le drammatiche condizioni del campo in cui sono costretti a vivere gli immigrati . Hai potuto verificare di persona la loro situazione?

    Come ho già detto in un’altra intervista, qualche anno fa sono andato a visitare un campo di migranti, anch'esso alle porte di Treviso, anche se collocato diversamente da quello del romanzo. Nel campo insegnava l'italiano (come l’Alberto Sartini del romanzo) una mia amica, una maestra in pensione, che non solo mi ha illustrato le condizioni di vita, ma mi ha raccontato le storie di queste persone, alcune delle quali ho trasportato nel romanzo. Sono poi diventato amico di un senegalese che, a Milano, incontro tutti i sabati nei pressi di un mercato, dove vende la rivista Terre di mezzo, e lui mi racconta del terrore di vivere senza permesso di soggiorno, lui che, come il Moussa del libro, non fa nulla di male se non raccattare quattro soldi da inviare a casa.

    6 - Due personaggi mi hanno colpito in particolare : uno, Moussa, in positivo, l’altra, Betti, in negativo. Puoi dirci qualcosa di loro, senza svelare troppo a chi ancora non ha letto il libro?

    Moussa è il tipico migrante che lascia il suo paese, e i suoi affetti, in cerca di fortuna. E’ un senegalese, proveniente da un villaggio senza prospettive, deve mantenere la moglie, i figli e il vecchio padre. Lui lavora, ha il permesso di soggiorno, è in regola. Ma con la crisi è stato licenziato, e il permesso gli sta per scadere. Moussa ha fama di persona onesta, integra, è sensibile ed educato. E Giovanna, che coopera con la Opus Christi, lo aiuta, affidandogli il compito di farle da segretario. Moussa lavora in casa di Giovanna, dove ha la ventura di passare molte ore gomito a gomito con Betti, la giovane colf. E qui succede quello che si può immaginare. Moussa è un uomo vigoroso, e Betti, nonostante i suoi pregiudizi sugli uomini di colore, non se lo lascia scappare… 
    Betti invece è l’emblema di certa gioventù di provincia, poco colta, succuba delle mode, di uno stile di vita imposto dai canoni pubblicitari, insoddisfatta del suo stato. E’ irrequieta, sessualmente disinvolta, il mondo che sogna è quello delle Gregoraci, delle starlette della TV, delle Noemi Letizia… meta che ritiene di poter raggiungere grazie alla sua bellezza prorompente anche se un po’ volgare. “Aveva sentito dire dell’agenzia di un tale a Milano, il tizio delle dive della televisione. Ecco, quello sarebbe stato il prossimo passo. E se le avessero chiesto di darla a qualche potente, non si sarebbe di certo tirata indietro.”

    7 - Sei già al lavoro sul prossimo libro?

    In realtà di idee nella mia mente ne stanno girando parecchie. Una di queste vede ancora come protagonisti Alberto Sartini e sua moglie Valentina, già personaggi della “Gabbia criminale” e di questo “Città contro”, in una nuova storia di sangue e delitti. Ma quello che mi intriga di più è uno spunto del tutto nuovo per un romanzo noir ambientato a Milano, dove il protagonista è un ex terrorista delle Brigate Rosse, che a un certo punto si trova a fare i conti con la propria storia. Il plot è già abbastanza definito, devo trovare il tempo di mettermi al lavoro.

    8 - Parliamo un po' di te, di cosa ti occupi nella vita oltre a scrivere?

    Oltre a scrivere recito, un’antica passione che mi ha portato negli anni Settanta a lavorare con Gino Cavalieri, uno dei grandi del teatro veneto. L’ultimo lavoro cui ho partecipato è “Virginia”, un atto unico andato in scena alla fine del 2010, e che ancora portiamo in giro, scritto da un magistrato-scrittore, Giuseppe Battarino, e da Dolores Fusetti e Luciano Sartirana. La messa in scena analizza il rapporto tra un giudice (io), una giovane imputata di spaccio di stupefacenti e il suo avvocato (una donna), nella fase istruttoria in cui il GIP deve convalidare o meno un arresto.
    E poi ho un lavoro, sono amministratore delegato di una società di software. Ancora per qualche anno…

    9 - Cosa ti ha portato a diventare scrittore?

    “Scrittore” è una parola grossa. Sarò “scrittore” se e quando potrò vivere dei miei libri. Per ora sono uno “scribacchiante”. In realtà ho sempre scritto, arrivato a Milano nel 1976 ho iniziato a scrivere cronache teatrali per riviste del settore e per un quotidiano, ho scritto un saggio sui media (“Antitrust e pluralismo”), e poi racconti, alcuni dei quali pubblicati in antologie o in siti letterari. A scrivere il primo romanzo mi ha portato una mia permanenza in Russia a cavallo tra il 1990 e il 1994. Le vicende storiche epocali cui assistevo (la caduta dell’URSS, la nascita della nuova Russia) mi hanno spinto a raccontarle in un’opera di fiction. Così è nata “La fossa comune”, così è nato il Bastasi “scribacchiante”.

    mercoledì 26 ottobre 2011

    Recensione di THRILLERPAGE



    Recensione di Massimo Minimo:
    Un romanzo che non è “solo” un romanzo, in quanto racconta una storia che potrebbe, purtroppo, accadere. Una cittadina del nostro ricco nord-est, Treviso, è sull’orlo di una crisi di nervi per la folta presenza di immigrati. Un ‘organizzazione, guidata da un prete scomodo, fa di tutto per dar loro una mano e perciò è vista di cattivo occhio. In questo clima difficile, destinato ben presto ad esplodere, matura l’omicidio di un’anziana signora, subito seguito dal suicidio del presunto assassino : un nero, ovviamente. La polizia giudiziaria e buona parte della politica locale, appoggiate dalla stampa, premono per chiudere rapidamente il caso. Il sostituto procuratore chiamato ad indagare non è, però, convinto ed assume come collaboratore il professor Sartini, personalmente coinvolto nei fatti. La verità si rivelerà ben diversa e verrà alla luce, ma ad un prezzo molto alto.
    “Città contro” ha il merito di descrivere alla perfezione la ricca provincia italiana, specchio di una società in cui la dignità delle persone si misura da quanto e cosa queste possiedono. La paura di ciò che è “diverso” si accompagna al finto perbenismo di chi va in chiesa alla domenica per poi disattendere puntualmente tutti i Comandamenti. Il sentimento prevalente che pervade il libro è la rabbia : quella della popolazione locale che vede messa in pericolo la sua “supremazia” , ma anche quella degli immigrati e di quei pochi che stanno dalla loro parte. E’ una rabbia che si trasmette al lettore, o almeno così è successo a me. A costo di apparire retorico, mi permetto di aggiungere un’ultima riflessione : prima di dare addosso a queste persone, verifichiamo le condizioni disumane in cui sono costrette a vivere e lavorare. Forse, così, capiremmo un po’ di più le loro ragioni.

    venerdì 21 ottobre 2011

    Città contro tour: presentazioni di novembre



    - venerdì 11 novembre, Lomello (PV), ore 21:00, all'oratorio di San Rocco - mi presenta Riccardo Sedini, Associazione culturale Giallomania.


    - martedì 22 novembre  - Milano - Libreria Equilibri, via Farneti 11 - ore 18:30 - Mi presenta Massimo Rainer, autore di Chiamami buio.

    - giovedì 24 novembre - Treviso - Libreria Feltrinelli - ore 18:00 mi presenta Daniele Ferrazza, giornalista della Tribuna di Treviso

    - martedì 29 novembre - Torino - Libreria Belgravia, via Vicoforte 14/d - ore 18:30 in accoppiata con Massimo Rainer. Ci presenta Fabrizio Fulio-Bragoni, di NonSoloNoir

    martedì 4 ottobre 2011

    COMUNICATO STAMPA

    Città contro: in libreria il nuovo noir di Alessandro Bastasi
    Un nuovo caso per l'ex professore in pensione Alberto Sartini che scava ancora più a fondo nel torbido della Marca Trevigiana.


    Solo il rumore dei nostri passi, qualche parlottio isolato, gruppetti di tre, quattro uomini accucciati sui talloni tra una roulotte e una baracca. Al chiarore fioco che filtra da sotto una porta intravedo qualcosa che assomiglia a delle spranghe di ferro. Non tutti saranno ragionevoli come Khalid, penso.

    Arriva nelle librerie Città contro, atteso noir di Alessandro Bastasi pubblicato con Eclissi Editore. Un nuovo caso coinvolge, suo malgrado, il professore in pensione Alberto Sartini, già protagonista de La gabbia criminale, che ha accettato di insegnare lingua italiana come volontario in un campo di accoglienza per migranti. Il campo, gestito da un’organizzazione religiosa sospettata di favorire il reato di clandestinità, fa gola ai traffici di imprenditori senza scrupoli, criminalità organizzata e torbidi interessi politici. A complicare la situazione già abbastanza tesa ci sono gli abitanti della piccola città di provincia, diffidenti nei confronti di ciò che è diverso: il colore della pelle, la lingua, le abitudini, le storie, la religione. In questo scenario si consuma un duplice delitto che fa esplodere l’intolleranza, a lungo repressa. La città si divide, una conflittualità latente si insinua tra gli stessi immigrati. Persino tra la procura e la polizia giudiziaria cresce l’erba maligna della contrapposizione ideologica. Attorno ai due delitti si intrecciano rapporti umani e sentimenti, destini già scritti e scelte di vita, tanti misteri, piccole storie, come la vicenda drammatica di Modibo, l’africano del Mali col volto devastato dal fuoco. Alberto accetta di collaborare con il sostituto procuratore, suo vecchio amico, per cercare il bandolo della matassa e calmare le acque. Ma la vicenda è anche motivo di grandi interrogativi per Alberto, nato “alla fine della prima metà del secolo scorso”, che non riesce più a riconoscersi in una società nella quale i valori in cui ha sempre creduto non hanno più cittadinanza. Sarà proprio l'incontro con i nuovi “dannati della terra” a dargli la spinta necessaria per superare un difficile momento della sua vita.
    Alessandro Bastasi è nato a Treviso nel 1949. E stato attore e autore di articoli teatrali per varie riviste del settore. Nel 1994 ha scritto il saggio "I mezzi di comunicazione di massa: antitrust e pluralismo." Ha pubblicato due romanzi: "La fossa comune" (2008) e "La gabbia criminale" (2010, Eclissi Editrice). Suoi racconti sono presenti in antologie e siti letterari.
    Attualmente vive a Milano ed è amministratore delegato di una società del settore IT.

    Per approfondimenti: http://alessandrobastasi.blogspot.com/

    Se si desidera ricevere una copia del romanzo per recensirla rivolgersi all'ufficio stampa

    Ufficio stampa: Carla Casazza Cell. 335 6770994 carlacasazza67@gmail.com

    venerdì 30 settembre 2011

    "Città contro" disponibile!



    Città contro in libreria la prossima settimana!
    E' possibile comunque acquistarlo fin d'ora sul sito della casa editrice. Clicca sul logo.